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JEROBOAM
ALTOPIANO DI ASIAGO

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Ciao regaz, noi siamo Andrea e Luca, illustratori e ciclisti. Siamo due fratelli. Non siamo bravi a presentarci anzi, è una cosa che non ci riesce mai facile. Potremmo dire che siamo un duo creativo che quando non si trova davanti al computer per lavoro probabilmente è sopra ad una bicicletta e racconta i km che percorre con dei disegni e dei video su YouTube.

Sì, siamo ciclisti e durante i weekend ci piace organizzare avventure in bicicletta, da soli o con gli amici. La nostra bici preferita è la gravel bike perché per noi è la bicicletta perfetta per esplorare e scoprire. Partecipiamo anche agli eventi del mondo gravel e l’obiettivo principale è sempre lo stesso: sfruttare, in senso buono, l’esperienza di altri per conoscere nuove strade, nuovi spartiti dove suonare un pò di gravel bike. Tranne alla Jeroboam Asiago, lì ci siamo andati per rivivere delle emozioni.

La Jeroboam Asiago non è solo un’avventura gravel. Il percorso è un viaggio che fa scoprire le bellezze dell’Altopiano di Asiago, un percorso che si snoda tra strade sterrate, pini e Cime rocciose, il cui fulcro è la città di Asiago.

Per noi è stata una giornata perfetta, la fatica è stata quella vera, quella che ti fa cercare tra i pini mughi la fine della salita, illuminata da un sole caldo di fine maggio ma che sembrava più di luglio. È stata anche una fatica buona, addolcita dai nostri ricordi, quelli che abbiamo vissuto in passato su questo Altopiano. Con queste righe vi vogliamo parlare di lei ma anche di noi perché il percorso scava nei nostri ricordi e man mano che i km passano questi sono sempre più legati al nostro passato, perché qui, tra queste montagne, abbiamo imparato che la bicicletta è ancora più bella se con lei sali in alto.

La Jeroboam Asiago è partita da Col del Sole Bike Hotel, a Tresché Conca, al sabato mattina. Senza titubare ci ha subito lanciati in salita, in mezzo al bosco, fino al Passo Paù, da dove abbiamo potuto dare il buongiorno alla nostra casa. Sì perché da questo punto, nelle giornate più limpide, si può ammirare Vicenza e i Colli che la circondano. Da qui si pedala in un paradiso, sul Giro delle Malghe, una strada tra asfalto e ghiaia, molto larga e battuta, tra prati e boschi. Siamo arrivati veloci sopra a Lusiana con la bici già bianca di polvere.

Lusiana per noi è un paesino speciale perché proprio su questa salita abbiamo immaginato un progetto che fosse in grado di unire il nostro lavoro di illustratori alla nostra passione per la bicicletta. Gravellata è un progetto che è nato sulla salita che porta a Lusiana e quando noi ci siamo passati al km 20 durante la Jeroboam, abbiamo pensato a quei giorni, giornate in cui la nostra mente voleva creare cose nuove, una connessione che fosse in grado di unire la nostra passione per la bicicletta al nostro lavoro. L’abbiamo trovata: questa connessione è il disegno e da allora abbiamo iniziato a disegnare le nostre avventure, anche i percorsi. Questa è Gravellata e questo è il percorso della Jeroboam Asiago

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Dopo aver percorso il Giro delle Malghe abbiamo scalato Cima Ekar fino all’Osservatorio: salita scorrevole e pedalabile, in gran parte su asfalto, una di quelle salite che fanno bene alle gambe. In Cima all’Ekar, prati, fiori e panorama su tutto l’Altopiano. Posto magico che avremmo voluto assaporare di più ma mancavano ancora 3000 metri di dislivello.

Discesa tecnica, fatta di sassi e radici, tra Gallio e Stoccareddo. In questo punto inevitabile pensare ai nostri anni di agonismo in mountain bike, dove Gallio e l’Altopiano di Asiago erano sede di Granfondo e Marathon. Quegli anni sono stati decisivi per crescere ed imparare che la bicicletta è anche fatica e sacrifici, non sono solo birrette con gli amici. Ripensiamo a quegli anni sempre con un pò di nostalgia perché correre e mettersi alla prova è una cosa che fa bene, ti fa sentire vivo. Grazie alla mountain bike noi alla Jeroboam eravamo come due pesci dentro l’acqua e non vedevamo l’ora di iniziare ad addentrarci nella parte più impegnativa del giro, quella dove regna solo il silenzio, un silenzio che ha vissuto il suo temporale.

Abbiamo pedalato tra il Monte Fior, Marcesina e Bocchetta Portule pensando a quello che quella terra ha dovuto subire e, anche se con qualche sfregio, è rimasta bellissima. In queste zone nostro papà ci ha sempre raccontato la storia, la dura realtà che hanno dovuto vivere sulla loro pelle i giovani soldati della Prima Guerra Mondiale. L’Altopiano è stato sede di durissimi scontri e battaglie feroci nel corso della Prima Guerra e il nostro papà ci ha raccontato che i bombardamenti hanno impattato pesantemente sulla morfologia del territorio, addirittura abbassando di qualche metro alcune vette. Tutt’ora si notano ancora trincee, cannoniere e veri e propri crateri lasciati dalle bombe. Quando abbiamo attraversato la Piana di Marcesina abbiamo pensato a tutte quelle vite: eravamo e siamo dei privilegiati a poter vivere l’Altopiano in una giornata di festa come lo è stata la Jeroboam Asiago, sopra ad una bicicletta.

Salendo dalla Piana e verso il Portule abbiamo potuto notare le cataste di alberi caduti, conseguenza di Vaia, uragano di ottobre 2018. L’Altopiano è una terra forte, che ha accettato il proprio destino, lo ha domato e ha saputo sempre rimanere splendente.

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La salita verso bocchetta Portule è stata pazzesca, 20km tra rocce e pini mughi sotto un sole cocente. Abbiamo gestito gli ultimi centimetri di acqua sulla borraccia, in equilibrio tra i sassi smossi della mulattiera e tra qualche chiazza di neve. Raggiungere il Portule era l’obiettivo della giornata perché sapevamo che il più era fatto e poi sarebbe iniziata la parte conclusiva della nostra avventura.

In cima al Portule ci siamo fermati per contemplare quel silenzio e finire gli ultimi centimetri di acqua. In quel posto, per la prima volta, a 13 anni, abbiamo portato le nostre mountain bike nel regno delle pietre, della fatica e dei posti in cui si sta bene. È stato nostro papà a farci salire lì per la prima volta, 15 anni fà. Crediamo siano state quelle emozioni a farci appassionare alla bicicletta e a decidere, 15 anni dopo, di partecipare alla Jeroboam Asiago per provare a riviverle.

La parte conclusiva del giro è stata scorrevole, tra i prati del Passo Vezzena e del Rifugio Campolongo, scortati dai raggi di un sole basso, stanco anche lui per averci accompagnato e scaldati lungo tutto il giorno. In cima al Monte Erio ci siamo guastati il tramonto e poi una discesa veloce fino a Roana.

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L’arrivo al Col del Sole Bike Hotel ha messo il punto alla nostra incredibile giornata. Jeroboam, grazie per averci fatto vivere e rivivere queste emozioni. Sappiamo che, quando torneremo, avremo un piccolo tesoro, dei ricordi che ormai abbiamo impresso tra i tuoi pini e tra i tuoi sassi.

Grazie anche a tutte le persone che con impegno e dedizione hanno reso possibile tutto questo.

Mentre pedalavamo abbiamo tenuto con noi la nostra fedele GoPro, pronta per catturare più emozioni possibili. Le abbiamo raccolte in questo Vlog che alleghiamo di seguito anche se, erano talmente tante che qualcuna l’abbiamo lasciata per strada. Ma torneremo il prossimo anno, per provare a riprenderle.

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